ALLA TRIENNALE
Solo due brevi presenze al Teatro della Triennale di Milano e Saburo Teshigawara ha lasciato un’altra sua indelebile impronta, presentando “Tristan and Isolde” in coppia con la sua più importante partner, Rihoko Sato. Danzatore, coreografo, regista, uno dei creativi più importanti del Giappone, amante dell’opera e dei risvolti drammatici delle passioni umane, si è immerso nello sfortunato amore di Tristano e Isotta. Ha utilizzato la bellissima musica musica del “Tristan und Isolde” di Richard Wagner, sezionandone e moltiplicando il celebre leit motiv dell’opera come ha frammentato il gesto suo e di Isolde in miriadi di visioni. Egli stesso ha creato le luci, importantissime per ricreare i due mondi isolati di Tristano e di Isotta che in tutto il brano mai si sfiorano eppure sono terribilmente vicini agli occhi del pubblico. Giocano a favore di questa meditazione sulla passione amorosa, che trova solo nella morte la sua completezza, i molti coup de théâtre provocati dagli abiti dei due interpreti, disegnati e realizzati da Mie Kawamura, che cambiano tonalità alla bisogna, dal funereo nero al rosso della passione. E’ uno spettacolo che affascina ed emoziona grazie soprattutto alla ieraticità di Saburo, al suo affrontare la tragedia con quel distacco orientale ricco di significati e alla morbidezza dei gesti di Rihoko che si fanno raffinata scrittura coreografica. Aurora Marsotto Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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