SCHOOL OF ROCK
Ancora una manciata di date per questa fine anno e inizio del prossimo per il musical School of Rock nella versione italiana di Massimo Romeo Piparo, che ne firma adattamento e regia. Spettacolo, tratto dall’omonimo celebre film, è brillante e ben misurato sui dodici ottimi giovanissimi allievi della Scuola di Rock under quattordici, che sostengono con canto, danza e recitazione l’intero, lungo, spettacolo. Provengono dall’Accademia Sistina di Roma e sembrano tutti con una marcia in più. Ottimi anche gli adulti, una nutrita squadra molto affiatata, guidata da Lillo, qui in assolo senza il compagno Greg , e da Vera Dragone, una vera sorpresa del musical. Attrice di cinema e televisione, ma dagli studi seri in recitazione, canto e danza. Si rivela un soprano dalle mille sfumature e tonalità, padrona della scena, porta al successo il sornione Lillo, che deve vedersela con quel gigante di Jack Black, protagonista dell’omonimo film. Ma è simpatico nella veste della squattrinata rock star che per sopravvivere ruba il lavoro all’amico andando a insegnare in un prestigioso college. Qui Lillo-Dewey Finn, non sapendo nessuna materia, userà il rock come passe-partout per la sua compassata classe, scoprendo in loro doti inaspettate da strabilianti performer che suonano anche dal vivo. E’ questo quel la che fa la differenza dello spettacolo, la musica dal vivo -cosa rara oggi nelle versioni italiane- prodotta anche da un gruppo musicale in buca con direttore d’orchestra, Emanuele Friello. I costumi sono di Cecilia Betona, le belle coreografie di Roberto Croce, allievo e collaboratore di Gino Landi. Prossimi appuntamenti dal 13 al 15 dicembre al Teatro Valli di Reggio Emilia, a Brescia il 21, a Padova il 28. Poi nel nuovo anno, dal 3 al 7 gennaio a Imola e infine l’11 e 12 a Bari. Poi i ragazzi torneranno sui banchi di scuola, vera. E quindi altra selezione al Sistina per una nuova edizione. Aurora Marsotto Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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