ORIENTEOCCIDENTE
Si apre il 3 settembre il consueto appuntamento di Rovereto con il Festival Oriente Occidente, giunto anch’esso al quarantesimo anno di programmazione. Edizione rivisitata per le regole del Covid-19, ma tenacemente organizzata anche all’aperto e non manca lo spettacolo al Museo Mart. Qui sarà il coreografo Matteo Levaggi (11 e 12 settembre) a misurarsi con il distanziamento tra ballerini. L’artista visivo Umberto Chiodi ha creato un assemblaggio luminoso, coloratissimo e musicale (lasciamo al pubblico la sorpresa dei materiali e delle tematiche scelte). La grande Luminescenza sarà in contrasto con l’opera minimalista Wall drawing di Sol Lewitt, esposta nella stessa sala al secondo piano del Museo. Qui i danzatori del Corso Professionale di Perfezionamento Padova Danza di Gabriella Furlan Malvezzi, guidati da Levaggi, si misureranno tra distanziamenti imposti dal momento e la quotidianità banale, ma ugualmente fantasmagorica creata da Chiodi. Al Festival altri performer si esibiranno anche in assoli come il Merce Cunningham Trast, poi sarà la volta di Arkadi Zaides e si i unirà Pep Ramis della compagnia Mal Pelo. Arricchiranno la programmazione, che si concluderà il 12 settembre, le creazioni di Pontus Lidberg e Marcos Morau. Con loro molti artisti italiani e spesso ospiti del Festival come Abbondanza, Bertoni, Michela Lucenti, Francesco Colaleo, Pietro Marullo;Cristina Kristal Rizzo.
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![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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