BOLZANO FESTIVAL
E’ il corpo, simulacro arcano, ancora una volta ad essere protagonista e fil rouge di nuove esplorazioni. Al Festival di Bolzano il corpo danzante è un link che lega le varie proposte presentate quest’anno, trentatreesima edizione, che in una quindicina di giorni tesse relazioni a maglie diverse tra persone, luoghi e culture. Così sono state scelte dagli organizzatori le varie ospitalità. Il festival si è aperto con una proposta di Alessandro Sciarroni intrisa di danza etnica (13-20-27), poi il jazz di De Keersmaeker-Sanchis, e ancora a comporsi e ad aprirsi a relazioni più complesse come i legami familiari di El Meddeb Çaçil o i vizi di Dubois, il messaggio della cultura Hip Hop dei Käfig e di Hungry-Skarks e altri ancora. Ma la novità per l’Italia è la presenza di Richard Siegal, una delle più interessanti figure del panorama contemporaneo. Cresciuto al Ballet Frankfurt di William Forshythe sa leggere la complessità di oggi esplorando la moda, l’avanguardia pop, la musica elettronica senza dimenticare la danza accademica. Qui a Bolzano ha presentato My generation con la sua compagnia Ballet of Difference. E’ stata anche la volta di Cecilia Bengolea e Francois Chignaud che hanno presentato con la compagnia Vlovajob Pru, Dub Love. Un emozionante attrazione tra il dub giamaicano live con Dj delle isole Réunion Hight Elements e le punte del balletto classico. La rassegna bolzanina , che propone in tutto una quindicina di spettacoli, si chiude il 28 luglio con la compagnia Käfig. Lascia un commento |
![]() “La parola Rivoluzione non è, per noi francesi, una parola vaga. Noi sappiamo che la Rivoluzione è una rottura, la Rivoluzione è un assoluto. Non esiste Rivoluzione moderata (…) Se pensassimo che questo sistema è capace di riformarsi, che può rompere da sé il corso della fatale evoluzione verso la Dittatura – la Dittatura del denaro – noi ci rifiuteremmo(…) Ma il sistema non cambierà il corso della sua evoluzione, per la buona ragione che non evolve già più; si organizza soltanto con lo scopo di semplicemente durare ancora un momento, di sopravvivere (…) esso pare sempre più disposto ad imporsi con la forza (…) a nome di una specie di forma democratica della dittatura.” Georges Bernanos (1888-1948). ![]()
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