ROBERTO BOLLE
Il 2020 si è aperto come consueto con Roberto Bolle sia con lo spettacolo televisivo del Capodanno su RAI 1, “Danza con me”, che con la manciata di recite sempre in sold out al Teatro Arcimboldi di Milano per la sua compagnia Bolle&Friends. Seguiranno spettacoli che lo vedranno protagonista al Teatro alla Scala, la Serata van Manen-Petit il 24,25,28 e 31 gennaio dove danzerà in Le jeune homme et la Morte di Rolan Petit, poi sarà protagonista in Madina, la novità scaligera della stagione di Balletto, firmata da Mauro Bigonzetti. Qui danzerà il 22,24 marzo e l’1, 2 e 16 aprile. Tornerà a settembre, sempre alla Scala, per La Dame aux camélias con Svetlana Zakharova. Negli altri periodi porterà altra danza nei Teatri e nelle piazze come la sua creazione “On Dance”, seguendo la sua strada di portavoce della Danza, quella bella e raffinata. Lo spettacolo di Capodanno in Rai ha seguito lo schema delle precedenti edizioni, proponendo dei numeri accattivanti, scelti per mostrare la molteplicità del suo linguaggio e intendiamo quello di Bolle, cioè classico (vedi i duetti con la Zakharova che fuori contesto teatrale e non ben ripresi sono stati i meno interessanti), contemporaneo come il celebre passo a due da Caravaggio di Bigonzetti con il ginnico bacio, danzato con Virna Toppi, ma noi lo preferiamo quando l’ha poi ripetuto agli Arcimboldi con Melissa Hamilton. Poi con lui le punte scaligere della nostra danza maschile. Non sono stati citati ma noi li vogliamo ricordare: Christian Faggetti, Gioacchino Starace, Nicola Del Freo e Mattia Serperboni. Il numero più adatto alla tv ci è parso il revival-optical di Studio Uno, danzato con una Nicoletta Manni, prima ballerina della Scala, qui davvero sorprendente. E ottimo è stato l’unirli all’ospite Nina Zirli, dalla grande e adatta voce. Lei, con Gianpaolo Morelli e il duo Ficarra e Picone, ci sono sembrati gli unici ospiti -meno celebri di altri- che hanno voluto giocare con Roberto mantenendosi se stessi, magari un gradino al disotto delle loro possibilità, cioè senza sottrargli la scena e il protagonismo della Danza. Bastavano loro, Bolle non ha bisogno di spalle famose. La trasmissione è la sua e la sua danza da sola non ha bisogno di altri sostegni. Quindi lasciateci godere, anche in futuro speriamo, dei suoi assoli senza cercare motivazioni o giustificazioni. Emozionano per la loro bellezza, nient’altro. E’ quel nient’altro, fatto solo di alto tasso emotivo, che fa il sold out nei Teatri, come per Bolle& Friends. In questa edizione agli Arcimboldi, ci hanno colpito i suoi due assoli. Di Two, di Russel Maliphant, ne da la versione maschile (fu creato per Sylvie Guillem) in modo davvero pregevole. Altra bella novità è Wavesdi Massimiliano Volpini, un gioco di luci e danza, molto caro a Roberto, ma di una intensità nuova, tale da coinvolgere anche fisicamente il pubblico. Accanto a lui la bravissima Melissa Hamilton del Royal Ballet già citata, Hee Seo dell’American Ballet Theatre, Maia Makateli, Anna Ol e Youn Gyi Choi del Dutch National Ballet e Bakhtiyar Adamzhan dell’Opera Astana Ballet con i quali Bolle ha offerto gli amatissimi fuochi d’artificio del balletto classico. Aurora Marsotto Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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