LEONARDO FRANCESE?
Bisogna ammettere che i 500 anni dalla morte di Leonardo hanno scatenato le fantasie. Se per France 2 era “un genio francese”, per Rai 1 è diventato un genio “italo francese”. Peccato che sia nato a Vinci, si sia formato a Firenze e a Milano fosse riconosciuto come genio universale. Peccato che non abbia dipinto il Cenacolo in qualche località balneare della Costa Azzurra, dove organizzano quelle simpatiche adunate cinematografiche, e peccato che i francesi ladri al seguito di Napoleone abbiano rubato i codici leonardeschi alla Biblioteca Ambrosiana di Milano quando hanno invaso l’Italia alla fine del Settecento. Peccato che sia stato restituito soltanto il Codice Atlantico e peccato che non abbiano rubato anche i Navigli, così almeno si smetterebbe di discutere se riaprirli o no. I francesi hanno anch’essi i loro grandi, ma un Leonardo non l’hanno mai avuto ed è stato da loro ospitato soltanto negli ultimi suoi anni. Non è nemmeno vero che il sommo artista sia morto tra le braccia del re francese, perché è un’altra invenzione. Intanto appaiono ciocche di capelli leonardeschi, libri su di lui come viticultore o qualcosa del genere. Pazienza. Passerà anche questo anniversario e così potremo di nuovo occuparci di Leonardo come si faceva quando la comunicazione non sbrodolava ovunque. Aspettiamo soltanto che qualche mattacchione affermi che abbia lasciato i primi disegni per la torre Eiffel. Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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