LAISSEZ FAIRE
E’ di questi giorni la notizia che il Governo starebbe approntando una legge che impone alle aziende uno stipendio minimo per i propri lavoratori. Al di là degli slogan (i minimi salariali nel nostro Ordinamento già esistono, visti i Contratti Collettivi di Categoria), non possiamo fare a meno di notare come tutte le novità introdotte sul tema lavoro e imprenditoria dagli ultimi governi di fatto non facciano altro che peggiorare la grave situazione delle aziende italiane, in particolare delle piccole e medie imprese, cioè la forza imprenditoriale vera del nostro Paese (a dire il vero quel poco che ne resta). Dagli 80€ mensili e al TFR in busta paga, al prelievo alla fonte dell’I.v.a. nelle fatture alla Pubblica Amministrazione (nel caso contrario invece la compensazione è vergognosamente esclusa), ai 500€ minimi mensili obbligatori per gli stage, tutto sembra concepito per eroderne sempre più gli spazi economici. Forse il governo pensa di porre rimedio ad abusi, ma il caporalato e le associazioni di carattere mafioso non ripetono certo gli ordinamenti dello Stato. Per cui si finisce solo per complicare ulteriormente la già difficile vita degli onesti. A pensar male verrebbe persino da credere che sia in atto un disegno depressivo per le nostre aziende piccole e medie, mentre chi evade o non rispetta le regole rischia di avere problemi minori. Ma la questione più rilevante è forse che lo Stato fa il generoso con i soldi altrui, continua a mettere il naso in questioni che dovrebbero essere lasciate alla contrattazione privata, e soprattutto non fa l’unica cosa che tutti auspicano da decenni: tagliare le proprie spese, pagare i propri creditori e tagliare le tasse ormai insopportabili. Articoli correlati: Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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