AGOSTINO ARRIVABENE
Al MAC di Lissone (MB) è stata inaugurata, lo scorso 25 febbraio, la mostra L’ospite parassita. L’evento espositivo, in programma sino al 14 maggio 2017 presso la dinamica e vivace sede briantea, apre una finestra caleidoscopica sull’arte di Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967), attraverso un percorso che si snoda tra dipinti, installazioni e mirabilia. Le tre componenti si completano vicendevolmente, proponendo il costante e serrato dialogo tra uomo e natura evocato nel titolo della mostra. I dipinti restituiscono un’interpretazione visionaria della figura umana, dalle cui carni germogliano inserzioni entomologiche e infiorescenze secondo un processo di ibridazione nel quale l’ospite si fa, appunto, parassita. E’ così che l’artista-demiurgo plasma il suo Homunculus per sedimenti, simulando i processi di formazione delle rocce calcaree, o crea un rapporto di ospitalità forzata, tra una fanciulla e il cervello macroscopico di una mosca, nella Kore diptera, o ancora, attua in Lichenes una trasmutazione vegetomorfa sulla schiena di un’eterna Persefone. Le installazioni “organiche” fanno da contraltare: campane di vetro accolgono teschi, fiori e farfalle tassidermizzate denunciando la caducità della condizione umana, tema centrale dell’indagine di Arrivabene. Una selezione di mirabilia, oggetti eccezionali che impreziosiscono lo studio dello stesso artista come un’antica Wunderkammer, ribadisono le medesime ossessioni, intese al contempo, per contrasto, quale punto di partenza per un moto di rinnovamento. Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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