FRANCESCO HAJEZ
Aperta sino al 26 febbraio 2016 alle Gallerie d’Italia a Piazza alla Scala, Milano omaggia il pittore veneziano Francesco Hajez. Interessante il lungo percorso dell’esposizione, una successione cronologica che dà rilievo al suo percorso creativo, ma separato da quello storico. Ci immergiamo negli anni della sua formazione veneziana e romana sino alla sua affermazione a Milano come protagonista del Movimento Romantico. Ma il longevo pittore, nato a Venezia nel 1791, deve la sua fama sopratutto al Bacio, e alle sue tre versioni, quadri e soggetto diventati modello-icona per celebri reinterpretazioni. Il bacio di Hajez dei due amanti si differenzia in tre quadri (dipinti nel 1859-1861-1867) solo per pochi particolari, come l’abito della ragazza che si schiarisce nel secondo dipinto per poi ritornare nel terzo quasi al colore originale con l’aggiunta di uno scialle a terra. Ma ciò che colpisce di queste opere è l’intensità, la passione che Hajez sa trasmettere, passione che ha scosso sia i suoi contemporanei che noi, oggi. Tanto che “il bacio” lo riconosciamo fissato in fotografie artistiche, come nelle istantanee e in celebri film, quello di Senso di Luchino Visconti ad esempio, gli scatti della fine della seconda guerra mondiale. La stessa intensità la troviamo nel bacio di Romeo nel balletto Romeo e Giulietta di Jean Christofle Maillot. Ma gli esempi sono infiniti, racchiusi anche oggi nel nostro cellulare, anche a forma di selfie. Lascia un commento |
![]() Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall’informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfondecon l’elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l’affermazione dell’idea contro le potenze del caos all’esterno, così come contro l’inconscio all’interno, ove tali potenze si ritirano irate. Oswald Spengler, da “Il Tramonto dell’Occidente”, traduzione italiana edita da Guanda nel 1991 ![]()
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